Era già accessibile, ma per un numero limitato di utenze (e bisognava mettersi in lista d’attesa): ora Starlink, il sistema di connettività satellitare a Internet inventato da Elon Musk, è ufficialmente attivo anche in Italia e in altri 31 Paesi. Lo è “immediatamente”, cioè senza i lunghi tempi di attesa per ricevere antenne e altri materiali visti in passato.

SpaceX, che sta completando una formidabile ragnatela satellitare, ha condiviso uno screenshot su Twitter con la mappa mondiale della disponibilità del servizio: al momento la connessione è possibile in gran parte d’Europa, dall’Italia alla Romania, con la significativa eccezione di Creta e alcune isole greche, oltre che negli Stati Uniti, nell’Australia meridionale e in Nuova Zelanda, in Cile e in alcune regioni brasiliane. Per gran parte del resto del mondo, invece, la tabella di marcia indica la disponibilità a partire dal primo trimestre del 2023. Altre zone sono comprensibilmente fuori dai programmi: Russia, Cina, Venezuela, Cuba, Iran, Afghanistan, Siria.

Quanti sono gli abbonati al momento

Da 25 Paesi si sale dunque a 32, ma la novità fondamentale è appunto il fatto che il servizio, e la spedizione dello Starlink Kit (con dentro antenna, router Wi-Fi, cavi e base) sia assicurato in tempi rapidi. Stiamo parlando del primo, vero salto in termini di distribuzione e diffusione: stando ai numeri dello scorso marzo, le utenze attive nel mondo, consumer e professionali, erano appena 250mila e concentrate negli Stati Uniti.

Grazie all’uso di una costellazione di migliaia di satelliti posizionati in orbita terrestre bassa (cosa che ha fatto storcere il naso a scienziati e appassionati di osservazione del cielo per l’inquinamento luminoso che sta generando), Starlink consente chiamate video, gaming online, streaming e altre attività a elevato consumo di dati che in passato non erano possibili con questo tipo di collegamenti. Ai clienti vengono assicurate velocità di connessione tra 100 e 200 MB/s e latenza a partire da 20 MS nella maggior parte delle località.

I costi: oltre 700 euro subito, poi 99 al mese

Abbiamo fatto un test su un indirizzo semiperiferico di Roma: il servizio è disponibile al prezzo di 644 euro per il kit iniziale, cui aggiungere 75 euro per l’imballaggio e la spedizione. Poi occorrerebbe pagare 99 euro al mese di abbonamento. Si tratta di un servizio oggettivamente carissimo per una media utenza domestica, dove la banda larga dei principali operatori, anche solo Fttc, è più che sufficiente per seguire film e sport in streaming, navigare, giocare, lavorare o scaricare file ingombranti. Discorso diverso per le comunità rurali, le zone mal raggiunte da fibra e connettività mobile, quelle cosiddette “a fallimento di mercato”, su cui gli operatori hanno faticato per anni a mettersi d’accordo. Basti pensare al fiasco totale delle ultime gare per portare le antenne 5G sulle cosiddette aree bianche con quasi un miliardo di sussidi: sono andate deserte. In quei contesti, Starlink sarà fra le poche soluzioni disponibili. E salvifiche, per quanto a caro prezzo.

Per una prima copertura globale servono 4400 satelliti

Fino all’anno scorso la FCC, la Commissione statunitense per le Telecomunicazioni, aveva autorizzato circa 12mila satelliti del programma, che tuttavia dovrebbe spingersi a lanciare almeno 30mila oggetti (ne vengono prodotti circa 8 al giorno). Al momento il conteggio più aggiornato dice che siamo a oltre 2300 satelliti Starlink lanciati dal 2018, di cui circa 2mila operativi e gli altri tenuti a diversi stadi di attivazione. Non solo un numero quasi 5 volte superiore a quello dei satelliti della costellazione rivale OneWeb, ma in costante aumento. Per una prima, completa copertura globale si stima che ne serviranno almeno 4400, perché al momento Africa, Medio Oriente, il subcontinente indiano e la stragrande maggioranza del Sudamerica, il Sud-Est asiatico e il Giappone sono fuori dall’offerta. Invece, il traguardo dei 2mila dispositivi è stato raggiunto alla metà dello scorso gennaio.

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